Chi si aspettava, nella ricorrenza del 9 maggio, da parte di Putin, discorsi trionfalistici, ha visto deluse le proprie attese: nessuna dichiarazione di mobilitazione generale, poca fanfara, nessuna prospettiva di vittoria. Anzi, quasi una giustificazione per una guerra “difensiva”, come per preparare la popolazione russa ad un conflitto lungo, senza un’ipotesi di data in cui porre fine alle armi. Ai limiti del “lecito”, poi, le motivazioni riguardanti l’invasione dell’Ucraina, da imputare ad una “tutela preventiva” all’attacco dei propri confini da parte dell’Alleanza Atlantica. Una celebrazione, quindi, sotto tono, non soltanto per quanto attiene al contenuto del discorso di Putin, ma anche da un punto di vista prettamente militare, con molti velivoli, per esempio, che non hanno sorvolato la Piazza Rossa, ufficialmente per le condizioni meteo non ideali.
Certamente la giornata è stata, e di molto, sotto tono per i mercati.
Ieri tutti gli asset, nessuno escluso, hanno sofferto: dagli indici azionari ai bond, dall’oro alle materie prime, tutti hanno riportato perdite evidenti. Il “combinato disposto” crisi geo-politica, inflazione, rialzo dei tassi ieri ha provocato vendite consistenti ovunque.
A farne le spese maggiori i mercati azionari, in primis il Nasdaq.
L’indice tecnologico americano, con il calo di ieri, oramai ha perso il 27% dai massimi di novembre 2021. Un po’ meglio sta andando allo S&P: ieri ha perso il 3,20% con una perdita cumulata, da gennaio 22, di circa il 17%.
Quello che maggiormente preoccupa, peraltro, è la continuità dei ribassi: se anche questa settimana dovesse chiudersi con un saldo negativo, sarebbe la sesta di fila con il segno meno, fatto che non si verificava dal 1940.
L’elemento che forse maggiormente preoccupa gli investitori non è tanto la consapevolezza che il conflitto è destinato a durare più a lungo del previsto, trascinando con sé e anzi facendole ulteriormente aggravare conseguenze che non faranno che aggravare una situazione economica già difficile, quanto il fatto che i tassi reali cominciano a vedere un segno più davanti, invertendo una tendenza che oramai durava da anni e facendo si che le obbligazioni tornino ad essere “concorrenziali” rispetto al mercato azionario, tornando ad “offrire” valore al portafoglio. Quello che ulteriormente fa riflettere è la velocità con cui abbiamo assistito al fenomeno: basti pensare che non più tardi di 2 mesi fa i tassi reali USA a 10 anni avevano un rendimento negativo pari al – 1,14%, mentre ieri si era a + 0,22%.
Se si vuole vedere il “bicchiere mezzo pieno”, si può notare come i ribassi abbiano consentito allo S&P di tornare ad avere un rapporto prezzo/utili (P/E) di 17, per la prima volta dal 2020, da quando cioè era rimasto fermo a 18.
Dopo i forti cali degli indici USA di ieri, questa mattina i listini asiatici tentano la via del recupero. Sebbene abbiano avuto aperture da “brivido”, qualcuno, per esempio il Nikkei, ha ridotto le perdite allo 0,50%, altri (Shanghai) si sono portati addirittura in territorio positivo (+ 0,91%), mentre Hong Kong continua a soffrire (attualmente – 2,07%).
Futures Usa piuttosto positivi, con rialzi che nel caso del Nasdaq superano l’1,50%. In scia anche l’Europa (MIB + 1.18% al momento).
Ancora in calo il petrolio, con il WTI tornato verso i $ 100 (102, – 1,02%).
Forte calo anche per il gas naturale, passato in 1 giorno da $ 8,10 ai $ 7,138 di questa mattina, nonostante un rialzo dell’1%.
In sofferenza anche l’oro, a $ 1.860.
Spread a 204, con il BTP arrivato al 3,15%. Buon recupero per il treasury, che questa mattina tratta a 3,04% dopo che ieri era arrivato a sfiorare il 3,20%.
$ in leggero ribasso, con €/$ a 1.0567.
Giornate sempre difficili per il Bitcoin; dopo che nella notte è addirittura sceso sotto i $ 30.000, questa mattina rialza la testa, portandosi a $ 32.000 circa, comunque in calo del 3,50% rispetto ai prezzi di ieri sera.
Ps: una “nota” di leggerezza verrebbe proprio da dire. Inizia oggi a Torino l’Eurofestival, il festival della canzone europea. Forse mai come di questi tempi la parola Europa può suonare fuori luogo e forse la musica può diventare un motivo ulteriore per condividere un’idea di pace. Senza contare che, a quanto pare, il favorito alla vittoria finale è un gruppo musicale ucraino…